Zaragoza 18-08-2007 4:23 Turno di notte
La gabbia 5 del treno 2 qui a Zaragoza ha preso fuoco, questo significa che ho almeno mezzoretta libera finchè i simpatici omini vestiti di arancione spengono l'incendio e rimettono tutto a posto. Vita diffcile quella degli ometti in tuta arancione, ma, a dire il vero, nemmeno la mia è stata molto rilassante questo mese. In questa trasferta mi sono reso conto di cosa voglia dire aver scelto questo lavoro, nel bene e nel male. I ritmi di quest'ultimo periodo sono stati qualcosa d incredibile, con punte di 15 ore di lavoro giornaliere e una media che ormai si assesta tra le 12 e le 13 ore, festivi compresi, naturalmente. Il discorso è semplice, le macchine devono funzionare, punto. Per questo sei pagato ed è questo quello che la gente si aspetta da te. Poi magari succede che dovevi stare qua una settimana ed invece è ormai un mese che sei partito, che ti lavi le mutande e i calzini nel lavandino dell'albergo perchè hai finito quelli puliti due giorni fa, che a furia di non dormire a volte non ce la fai proprio più, che il concetto di "stanchezza" ha assunto un nuovo significato, che a volte non riesce nemmeno a capire di cosa sei sporco da quanto lurido sei, che solo a guardare il letto prendi sonno, che ormai non dici più agli amici "torno la prossima settimana" perchè finchè non si ha il culo sull'aereo è meglio stare zitti. Eppure... eppure ci sono diverse cose positive. Avete presente le pubblicità dell'Amaro Montenegro? Dai quelle con due o tre uomini che lavorano per salvare il cavallo caduto nel canyon o per portare i pezzi di ricambio al pilota sperduto nel deserto e che poi, immancabilmente, si ritrovano a bere insieme e a parlare della giornata. Beh quella è una bella sensazione, davvero. Ormai qui si è "compagni di trincea" a tutti gli effetti, si lavora in squadra. Per la prima volta nella mia vita sento di far parte di un team. Quando sono arrivato eravamo appena agli inizi dell'avviamento, c'erano le macchine che se premevi "su" si muovevano in giù, pezzi che schizzavano in giro, barre che viaggiavano a velocità assurde e si schiantavano da tutte le parti e chi più ne ha più ne metta. Fantastica la faccia di Fernandez (un omino arancione) che si mette le mani nei capelli e esclama "MADRE DE DIOS!!!" all'ennesimo strato di barre che si schianta sul fermo della raddrizzatrice! Poi però, pian piano, a furia di botte da 13 ore giornaliere, si sistema tutto, le barre si danno una calmata, la raddrizzatrice raddrizza, la cesoia taglia, l'impaccatore impacca, le legatrici legano e tutto funziona come un orologio; tic tac. L'operatore cambia faccia, si beve una coca, perchè tanto ormai le macchine vanno da sole, ti guarda e ti dice "MUY BIEN". Quando arriva quel momento ti dimentichi dei calzini nel lavandino, la stanchezza non la senti più, ti fermi a guardare l'impianto che funziona e stai bene, sei felice, pensi che, se tutto è a posto, almeno un pochino, è anche merito tuo. Forse diventare grandi è anche questo, prendersi le proprie responsabilità, non cercare scorciatoie, sapere che l'unico modo per uscire dal fango è darsi da fare, dimenticando tutto il resto. Certo, è dura ricordarselo la mattina appena ti svegli, quando casa ti manca da morire, ti mancano gli amici, gli affetti e ci metti 5 minuti solo per capire dove cazzo sei, ma poi ti vesti, vai a fare colazione e ricominci.
Forse non sarà per sempre, ma per ora, va bene così.
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