On the road (parte 3)
postato da Coniglietto Mannaro alle 5:42 PM di domenica, gennaio 28, 2007
Terza puntata del racconto di easy rider, ora si inizia a fare sul serio.
Padova – Roma solo andata (per il momento).
Seconda tappa: Este (Padova) - Bologna
Padova – Roma solo andata (per il momento).
Seconda tappa: Este (Padova) - Bologna
La ditta che doveva portare l'Honda Lead a Roma non accetta prenotazioni fino a metà gennaio. In più il costo è superiore al previsto. In più girano voci in Internet di moto rovinate durante il trasporto. Chiedo altri preventivi ad altre ditte, è sempre peggio. Provare con il trasporto in treno? Dovrei portare lo scooter da Este a Bolzano, trecento chilometri di montagna. Allora a questo punto arriva la genialata: lo porto a Roma io, in sella. Ma è l'8 dicembre. Però fa ancora abbastanza caldo. Una settimana di riflessione, doverosa. Secondo me si può fare. Anche se non ho il 46 sul casco, sono pronto a tutto: e poi è l'occasione perfetta per imparare a guidare.
Tornato a Este dopo una dura settimana di lavoro, mi dedico a un pasto leggero a base di panini al salame e maionese, noto con soddisfazione che alle 2 del pomeriggio il sole è alto e poco ovattato dalla nebbia. Indosso il mio abbigliamento tecnico da motociclista, che consiste in calzamaglia di lana grossa, calzerotti da montagna, jeans e anfibi, maglietta a maniche corte + lupetto di lana + maglione ricavato scuoiando una pecora, sciarpone tattico e giacca, guanti. Immancabile casco anni '80.
Avviso la mia amata Zavorrina che arriverò a Bologna verso le 18 (quattro ore mi sembra un tempo più che ragionevole) e mi metto in marcia sulla statale. Troppo traffico, decido di sfruttare la mia perfetta conoscenza del territorio e mi tuffo in una strada secondaria: Este – Deserto – Solesino - Stanghella - Rovigo. Da lì statale per Ferrara, poi statale per Bologna. Un gioco da ragazzi.
La mia eccessiva sicurezza mi gioca un brutto scherzo e a Deserto non so come sbaglio strada, finisco a Villa Estense, cerco di correggere la rotta ma incontro dei paesi che non ho mai sentito nominare e forse nemmeno esistono. Sono ormai le 15 e sono ancora a dieci chilometri da casa, in mezzo ai campi. Mi rassegno e seguo le deviazioni per Monselice. All'ultimo minuto trovo Solesino. Merda. Se mi perdo così all'inizio, figuriamoci che succederà dopo. Quando finalmente imbocco la statale per Rovigo, comincia già a fare buio.
Mi fermo al centro commerciale La Fattoria per comprare un casco per la mia Zavorrina e una catena per l'Honda, perdo un sacco di tempo e non trovo niente, quando esco all'aperto sono incazzato come una iena e il sole sta per tramontare. Via di nuovo sulle tristi statali della bassa.
A Ferrara mi perdo in un labirinto di rotonde e indicazioni contraddittorie, rifaccio la stessa strada un paio di volte, alla fine becco la via di Bologna. Ormai il sole se n'è andato e il freddo mi entra nelle ossa, scivola da sotto la sciarpa e dalle maniche del giubbotto, non capisco se è l'Honda che vibra o io che tremo come una foglia. Capisco che non mi devo fermare, poi il freddo mi impedirebbe di proseguire, o adesso o mai più, non c'è scelta.
Piccola sosta solo alle porte di Bologna, quando sono così freddo che ho paura di essere morto e mi scappa la pipì da morire. Medito un secondo se farmela addosso e scaldarmi così, poi opto per un tradizionale caffè corretto al bar. Noto che i due vecchietti bolognesi mi guardano con rispetto, non hanno visto lo scooter fuori e mi devono aver scambiato per un centauro professionista che non teme l'inverno. Il mio casco fa la sua figura.
Una volta entrato finalmente a Bologna mi rendo conto di una figata: in città gli scooter fanno quello che gli pare, evitano le code, non hanno limitazioni di ZTL e corsie preferenziali, non temono nessuno. Faccio in 5 minuti la strada che con la macchina mi richiedeva 2 ore di porchi e nervosismi, parcheggio in via Marconi, proprio sotto casa.
La seconda tappa si è conclusa, ho percorso 120 km + deviazioni per colpa di Solesino. Per fortuna una doccia calda mi salva dalla cancrena agli arti inferiori.
Tornato a Este dopo una dura settimana di lavoro, mi dedico a un pasto leggero a base di panini al salame e maionese, noto con soddisfazione che alle 2 del pomeriggio il sole è alto e poco ovattato dalla nebbia. Indosso il mio abbigliamento tecnico da motociclista, che consiste in calzamaglia di lana grossa, calzerotti da montagna, jeans e anfibi, maglietta a maniche corte + lupetto di lana + maglione ricavato scuoiando una pecora, sciarpone tattico e giacca, guanti. Immancabile casco anni '80.
Avviso la mia amata Zavorrina che arriverò a Bologna verso le 18 (quattro ore mi sembra un tempo più che ragionevole) e mi metto in marcia sulla statale. Troppo traffico, decido di sfruttare la mia perfetta conoscenza del territorio e mi tuffo in una strada secondaria: Este – Deserto – Solesino - Stanghella - Rovigo. Da lì statale per Ferrara, poi statale per Bologna. Un gioco da ragazzi.
La mia eccessiva sicurezza mi gioca un brutto scherzo e a Deserto non so come sbaglio strada, finisco a Villa Estense, cerco di correggere la rotta ma incontro dei paesi che non ho mai sentito nominare e forse nemmeno esistono. Sono ormai le 15 e sono ancora a dieci chilometri da casa, in mezzo ai campi. Mi rassegno e seguo le deviazioni per Monselice. All'ultimo minuto trovo Solesino. Merda. Se mi perdo così all'inizio, figuriamoci che succederà dopo. Quando finalmente imbocco la statale per Rovigo, comincia già a fare buio.
Mi fermo al centro commerciale La Fattoria per comprare un casco per la mia Zavorrina e una catena per l'Honda, perdo un sacco di tempo e non trovo niente, quando esco all'aperto sono incazzato come una iena e il sole sta per tramontare. Via di nuovo sulle tristi statali della bassa.
A Ferrara mi perdo in un labirinto di rotonde e indicazioni contraddittorie, rifaccio la stessa strada un paio di volte, alla fine becco la via di Bologna. Ormai il sole se n'è andato e il freddo mi entra nelle ossa, scivola da sotto la sciarpa e dalle maniche del giubbotto, non capisco se è l'Honda che vibra o io che tremo come una foglia. Capisco che non mi devo fermare, poi il freddo mi impedirebbe di proseguire, o adesso o mai più, non c'è scelta.
Piccola sosta solo alle porte di Bologna, quando sono così freddo che ho paura di essere morto e mi scappa la pipì da morire. Medito un secondo se farmela addosso e scaldarmi così, poi opto per un tradizionale caffè corretto al bar. Noto che i due vecchietti bolognesi mi guardano con rispetto, non hanno visto lo scooter fuori e mi devono aver scambiato per un centauro professionista che non teme l'inverno. Il mio casco fa la sua figura.
Una volta entrato finalmente a Bologna mi rendo conto di una figata: in città gli scooter fanno quello che gli pare, evitano le code, non hanno limitazioni di ZTL e corsie preferenziali, non temono nessuno. Faccio in 5 minuti la strada che con la macchina mi richiedeva 2 ore di porchi e nervosismi, parcheggio in via Marconi, proprio sotto casa.
La seconda tappa si è conclusa, ho percorso 120 km + deviazioni per colpa di Solesino. Per fortuna una doccia calda mi salva dalla cancrena agli arti inferiori.
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